🕎Una dolce treccia

a cura di Elisa Giraldo (4 BG, Linguistico Giuridico-economico)

 

Cari lettori e lettrici,

come promesso, oggi vi presento il primo piatto, che apparentemente potrebbe sembrare un semplice pan brioche, ma in realtà è ricco di storia e significati religiosi: la challah

Etimologicamente, questo pane deriva dal termine “chalal”, prelievo, e richiama l’antica tradizione di dare una parte di questo pane preparato con tanto amore in dono ai sacerdoti, che si prodigavano per la gestione del tempio, la casa di D-O, e che voleva essere una dimostrazione di devozione verso l’Eterno oltre alla collaborazione con la propria comunità. Dopo la distruzione del “beit hamikdash” (il tempio di Gerusalemme), questa tradizione è rimasta viva, e ancora lo è tutt’oggi, in quanto 30 gr dell’impasto devono essere prelevati e bruciati. Sono le donne che si dedicano alla preparazione di questi pani, e attraverso tale passaggio possono adempiere ad una delle “mitzvot”, ovvero precetti/ buone azioni dello Shabbat.

Allo stesso tempo, le challot, plurale, si riferiscono anche alla manna che veniva offerta al popolo di Israele durante il loro commino in Egitto. Si narra che il venerdì sera ogni ebreo trovasse due panini dolci donati da D-O, a differenza degli altri giorni in cui ne ricevevano uno; questo perché il giorno dopo, il sabato, D-O si sarebbe riposato. 

Passando alla parte forse più interessante per coloro che amano mettere le mani in pasta, gli ingredienti di questo sofficissimo pane sono molto semplici, ma allo stesso tempo sostanziosi: farina, acqua, lievito, olio, zucchero e uova, una combinazione perfetta per celebrare lo shabbat e le feste. La loro particolarità e caratteristica è però la forma: una treccia i cui capi possono variare da tre a sei, rispecchiando un significato ben preciso che vi svelerò!

L’intreccio a 3 capi indica pace, verità e giustizia;

L’intreccio a 4 capi indica l’amore e le braccia incrociate degli innamorati;

La treccia a 6 capi indica le 12 tribù d’Israele.

Per la festa di Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico, le challot vengono invece presentate a cerchio per richiamare l’idea di ciclicità ma anche di vicinanza tra i membri di questa unita comunità. 

All’inizio della cena di venerdì sera, le challot vengono coperte sotto un manto bianco, disposte sul tavolo affianco ai due lumi e alla coppa di vino.

Si segue un rituale ben preciso: prima vi sono i canti per celebrare l’Eterno, poi la benedizione sul vino, seguita dall’emozionante benedizione che il padre porge ai figli, per passare poi al lavaggio delle mani e concludendo la cerimonia con la benedizione del pane, che recita “Benedetto sii Tu, Signore D-o nostro, re del mondo, che fa uscire il pane dalla terra”.

Finalmente è giunto il momento di cominciare il ricco banchetto dello shabbat, di gioire in compagnia.

Ogni famiglia ha il proprio menù tradizionale che intendo scoprire insieme a voi durante questo percorso gastronomico della tradizione ebraica. 

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