L’inferno nascosto dietro a “Il bacio” di Hayez

a cura di Virginia De March, 1 AC – Liceo Classico indirizzo Artistico

“Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci” – William Shakespeare.

Due giovani amanti che si baciano furtivamente, forse per un ultimo saluto, magari prima di andare incontro alla morte: “Il bacio di Hayez” è un quadro magnetico, dal quale è difficile distogliere lo sguardo.

Ambientata all’androne di un castello medievale, la scena rappresenta un appassionato bacio, in un clima di romantica sospensione: il giovane si presenta coperto da un ampio mantello che, però, lascia intravedere un’arma al suo fianco sinistro; la giovane, invece, indossa un semplice abito azzurro. Si può notare come l’uomo poggi la gamba sinistra sul primo gradino di una scalinata, dettaglio che insieme alla figura in penombra posta alla sinistra del quadro contribuisce a creare un senso di mistero e inquietudine.

…E se vi dicessi che l’amore non è l’unico significato del dipinto?

Si tratta di una scena apparentemente intima tra due amanti, che però si rivela anche un messaggio di speranza che i circoli patriottici nutrivano nei confronti di un’alleanza con la Francia, una metafora che permise al pittore, Francesco Hayez, di non essere accusato di cospirare contro l’autorità dell’Impero Asburgico e di dare voce agli ideali di coloro che lottavano per l’Unità d’Italia.

Forse, dunque, l’opera rappresenta un giovane patriota che saluta la ragazza amata prima di andare a combattere. Alcuni storici dell’arte pensano che l’ombra che si intravede sulla sinistra simboleggi una spia austriaca che sorveglia i due giovani.

L’autore di questo splendido dipinto è Francesco Hayez, un pittore nato a Venezia il 10 febbraio 1791 e vissuto nell’epoca di passaggio tra la cultura neoclassica e quella romantica, ponendosi come il principale esponente della seconda. Suo padre era un modesto pescatore, per questo egli visse inizialmente in una condizione di povertà assoluta. Venne quindi affidato alla zia materna, sposata con un collezionista di opere d’arte che, intuendo il precoce talento del ragazzo, lo introdusse alla pittura. Fu sempre grazie allo zio che frequentò l’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Partecipò a vari concorsi e vinse una borsa di studio presso una laboriosa officina artistica a Roma, dove fece la conoscenza del famoso scultore Antonio Canova.

La fama dell’artista crebbe sempre più, anche quando fece ritorno in area lombarda, tanto da diventare uno degli artisti preferiti della ricca committenza milanese e veneta.

Morì a Milano il 21 dicembre del 1882.

Il pittore ci ha lasciato in eredità un simbolo: “Il bacio”, infatti, parla all’animo del singolo individuo, risvegliando sentimenti d’amore e rapimento; allo stesso tempo, però, è anche un inno alla patria, un’invocazione ad ideali alti e condivisi da tutti, un grido di speranza e libertà per l’Italia.

Ora non vi resta che andare a Brera per vedere questo capolavoro e lasciarvi travolgere, per dirla con Shakespeare, da un inferno di emozioni contrastanti.

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