Fratelli della natura: i rituali degli sciamani nelle Ande

a cura di Carlo Donati, 1CA – Liceo Linguistico Europeo, indirizzo Artistico-letterario

Al Museo delle Culture di Milano è stata allestita una mostra dal titolo “Machu Picchu e gli imperi d’oro del Perù”.

Incuriosito da una cultura così distante dalla nostra, ho iniziato a documentarmi in particolare sui rituali degli sciamani andini, anche grazie alla testimonianza di un travel blogger che ha raccontato quanto sia rimasto sconvolto da alcuni rituali nelle montagne della Cordigliera delle Ande.

Le montagne vengono considerate il collegamento con il divino, grazie alle alte cime che permettono una facile comunicazione tra l’uomo e il dio.

La natura, nel mondo andino, è viva, animata e, qualora venga rispettata, ha un ruolo fondamentale nella crescita delle persone o nello sviluppo del benessere della società.

Per le comunità andine, le montagne, luoghi sacri e prediletti dal divino, sono abitate dagli “Apu”.

Gli Apu sono degli spiriti capaci di garantire protezione e salute, vivono nelle montagne sacre e svolgono un grande compito: sono infatti gli intermediari tra il “Kay Pacha” (mondo terreno) e “Hanan Pacha”(mondo di sopra).

Dovete sapere che gli Inca ritenevano che il mondo fosse composto da tre piani:

  • “Hanan Pacha”, il mondo di sopra, dove si trovavano le divinità;
  • “Kay Pacha”, il mondo terreno abitato dagli uomini;
  • “Uku Pacha”, il mondo di sotto, cioè il regno dei morti.

Tornando agli Apu…Tutti gli uomini possono rivolgersi direttamente a loro?

La risposta è no, infatti questo è un compito che spetta ai “curanderos”, ovvero delle persone che sono sopravvissute ad un fulmine. Essi sono gli artefici di tutti i riti sulle montagne, perché senza di loro non avverrebbe il contatto con il divino.

Il “curandero” prende tre foglie di coca (pianta tipica del Perù) e le posiziona in direzione della montagna sacra e, dopo aver cantato varie melodie, urla il nome dell’Apu.

In seguito pronuncia a voce alta la propria richiesta e soffia forte sulle foglie.

Al termine del rito, il “curandero” ringrazia l’Apu, posa le foglie per terra e, sopra ad esse, posa varie pietre che formano un cumulo chiamato l’”apacheta”.

Anche solo attraverso questi cenni alla cultura andina, emerge il forte attaccamento che gli uomini hanno nei confronti della natura, vista come fonte di salvezza e legame con il divino.

Nonostante siano passate migliaia di anni dalla presenza della cultura Inca, ancora oggi antichi riti e leggende continuano ad animare la vita di quei luoghi lontani e suggestivi, stimolando la nostra curiosità.

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