✿ Notizie dal Piogreen: Borago officinalis L.

a cura della prof.ssa Francesca Turchetto

Fonti per testo: Actaplantarum, Erbe di campo – Marta Micheletti

Borago officinalis L.

Famiglia: Borraginaceae

Origine: Spagna, Marocco

Erbacea annuale di 40-60cm, con foglie che presentano una ruvida peluria, fiori dal colore blu-viola, molto graditi alle api (mellifera). Molto diffusa nei prati e nei pascoli del litorale costiero fino alla zona submontana.

Pianta dai fiori bellissimi, è però invadente: abbiamo collocato una piantina un paio di anni fa a scuola ed ha colonizzato l’aiuola delle piante mediterranee ed è addirittura migrata tra le piante di montagna…

Praticamente una girovaga!

CUCINA:

Molte sono le ricette che si possono preparare con le foglie giovani ed i fiori: ravioli ripieni, frittate, torte salate, frittelle, minestre risotti.

Come tutte le piante, va ovviamente consumata con moderazione, per non nuocere alla salute.

I fiori congelati nei cubetti di ghiaccio si trasformano in originali decori per le bevande

Ecco alcuni esempi preparati dalla prof.ssa Turchetto:

CURIOSITA’ STORICHE

La “Borago Officinalis” ha una storia antica, che si perde nella notte dei tempi, e, come tutte le piante, è stata considerata dagli antichi un rimedio importante per svariate ragioni.

Pensate che gli antichi greci la ritenevano una pianta dalle proprietà benefiche, tanto che veniva utilizzata per curare il mal di testa; i romani la consideravano utile per curare malinconia e tristezza, se mescolata alle bevande; i celti, invece, la vedevano come una pianta che infondeva il coraggio necessario per spingere i soldati in battaglia.

Plinio la definiva “euphrosius”, perché rendeva l’uomo felice: “ego borago-gaudia semper ego”. Egli sosteneva che i fiori consumati in insalata sgomberassero la mente dai cattivi pensieri. Riteneva inoltre che la “Borago” fosse il famoso “NEPENTE DI OMERO” (un farmaco che aveva la proprietà di lenire il dolore).

Il primo a descrivere la pianta e ad impiegarla a scopo curativo fu comunque in epoca cristiana S. Alberto Magno, nel XIII secolo.

Anche nei secoli successivi, la pianta ha riscosso grande interesse e la curiosità dei più.

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